In grammatica, il verbo non è solo una delle parti del discorso, ma è soprattutto il nucleo della frase intorno al quale sono organizzati gli altri elementi.
Un verbo presuppone l'esistenza di un soggetto che è di solito la persona o la cosa che ci interessa, e che è responsabile per l'azione del verbo. (I casi in cui questo è discutibile sono discussi nella Sezione Verbi impersonali, con verbi come “bisognare”, “occorrere” o “piovere”).
Le principali variabili del verbo italiano sono la persona, il numero, il tempo, il modo, la funzione (transitiva o intransitiva), la forma, che può essere riflessiva e pronominale, attiva o passiva.
Persona
1ª singolare: io penso
2ª singolare: tu pensi
3ª singolare: egli pensa
Numero
1ª singolare: io mangio
1ª plurale: noi mangiamo
Tempo
presente: io vado
futuro: io andrò
Modo
indicativo: io vado
condizionale: io andrei
Transitività
transitivo: lei mangia la mela
intransitivo: lei parte
Forma
negativa: non sento
interrogativa: hai già telefonato?
attiva: io scrivo una lettera
passiva: la casa è stata costruita in tre mesi
riflessiva: io mi lavo
pronominale: mi sono accorto dell'errore
Le forme verbali sono costituite da una radice (parte stabile) che esprime il significato del verbo (ingrass-are, sottomett-ere, appar-ire) e una desinenza (parte finale e variabile del verbo) che cambia a seconda della persona, del numero, del tempo e del modo:
La persona e il numero sono importanti perché il verbo deve essere accordato con il soggetto. Tuttavia in italiano, il soggetto è spesso omesso, in quanto è indicato dalla desinenza del verbo.
Guardiamo la coniugazione completa del verbo comprare al presente indicativo:
Poiché la desinenza del verbo è specifica per ogni persona, il pronome personale soggetto non è realmente necessario. In inglese, invece, visto che non c'è differenza nella forma verbale tra “I buy”, “you buy”, “they buy”, i pronomi sono gli unici a poter indicare il soggetto.
Spesso, quando i pronomi personali in italiano non sono omessi, è perché vengono usati per enfatizzare il soggetto dell'azione o perché c'è ambiguità.
Esistono quattro modi finiti (ovvero aventi persona e numero): indicativo, condizionale, congiuntivo e imperativo. Esistono poi tre modi indefiniti o non finiti: infinito (ex. amare), participio (ex.amato) e gerundio (ex.amando). L’infinito e il gerundio non hanno persona o numero espressi. Il participio passato ha invece quattro forme: maschile singolare, femminile singolare, maschile plurale e femminile plurale (amato, amata, amati, amate).
Ad eccezione del condizionale e dell'imperativo, ogni modo può avere più tempi, forme semplici e composte. Ad esempio, i tempi semplici dell'indicativo sono presente, imperfetto, futuro semplice, passato remoto mentre i tempi composti sono passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro anteriore. I tempi composti si formano con il participio passato del verbo preceduto dal verbo ausiliare coniugato (ci sono due verbi ausiliari principali in italiano: essere e avere. Vedi anche la sezione Verbi ausiliari.
Il verbo è transitivo quando può avere un complemento oggetto:
È invece intransitivo quando non ha il complemento oggetto.
Esistono alcuni verbi che possono avere un doppio uso ed essere transitivi o intransitivi a seconda del contesto e del significato con cui vengono usati. Vediamone degli esempi.
La forma passiva in italiano si forma aggiungendo il participio passato all'ausiliare essere o avere (ma può anche essere usato il verbo venire, che funge da ausiliare):
Si noti che con il verbo essere (o venire) come ausiliare, il participio passato deve sempre essere d'accordo con il soggetto in termini di genere e numero.
Il verbi transitivi possono avere forma attiva o passiva. Nella forma attiva il soggetto compie l'azione, nella forma passiva la subisce.
Spesso nelle frasi passive (come ad esempio in quella sopra) chi compie l'azione è espresso tramite la preposizione da seguita da un sostantivo, cioè tramite un complemento d'agente. Il complemento d'agente, tuttavia non è sempre necessariamente presente:
Attenzione: i verbi intransitivi non hanno una forma passiva.
Tuttavia assomigliano alle forme passive nei modi composti poiché prendono come ausiliare il verbo essere seguito da un participio passato:
In italiano esistono molti verbi riflessivi.
Questi verbi sono detti riflessivi perché "riflettono" l'azione del verbo sul soggetto della frase. Quando un verbo è riflessivo, il pronome (mi, ti, si, ci, vi, si) ha la funzione di complemento oggetto diretto o di oggetto indiretto (mi sono detto che).
Ecco alcuni dei verbi riflessivi italiani più importanti: accomodarsi, addormentarsi, alzarsi, annoiarsi, arrabbiarsi, chiamarsi, chiedersi, divertirsi, farsi, fermarsi, lavarsi, perdersi, pettinarsi, preoccuparsi, prepararsi, ricordarsi, sbrigarsi, svegliarsi, vestirsi.
In italiano ci sono diversi tipi di forme riflessive, noti come riflessive reciproche, riflessive apparenti, pronominali ecc. Non tutte verranno elencate qui di seguito, ma solo alcuni dei casi più interessanti da ricordare anche per i madrelingua.
L’infinito dei verbi riflessivi e pronominali è riconoscibile perché terminano in -si: abbracciarsi, scurirsi, invidiarsi. L’infinito dei verbi riflessivi e pronominali è riconoscibile perché terminano in (mi, ti, si, ci, vi, si) e l'ausiliare è sempre essere (anche se il verbo prende “avere” quando non è usato in modo riflessivo)!
NB: Alcuni verbi pronominali in italiano aggiungono l pronome (clitico) ne dopo il pronome riflessivo. Di questi verbi, uno dei più importanti è andarsene.
Un caso interessante da ricordare è anche il verbo prendersela, che è molto usato al giorno d'oggi:
Dopo aver menzionato i pronomi doppi e contratti precedentemente, qui di seguito renderemo questo argomento più chiaro, visto che si tratta di pronomi molto utilizzati in italiano.
1. Quando si usano due pronomi insieme, alcuni pronomi cambiano nelle forme indirette:
2. Quando si usa gli (ovvero a lui o a loro) e le (ovvero a lei) con lo, la, li o le, si aggiunge una –e al clitico gli e lo si unisce a lo, la, li, le:
3. Quando si usano due pronomi insieme per dare un ordine o quando si usa l'infinito, i due pronomi si uniscono e vengono aggiunti al verbo.
4. Si noti che quando si usano due pronomi insieme l'oggetto indiretto viene prima e la “e” finale dell'infinito viene eliminata:
Un caso interessante riguardo l’uso dei pronomi con i verbi è l’imperativo nelle frasi negative. Come dire a qualcuno di non fare qualcosa?
Per la seconda persona singolare TU in presenza di un pronome, bisogna unirlo all’infinito o metterlo prima:
Per le altre persone VOI, NOI in caso di pronomi, si utilizza l’imperativo al quale si attaccano i pronomi alla fine:
Per le forme di cortesia LEI/LORO dell'imperativo i pronomi vanno prima e si utilizza il congiuntivo (motivo per cui i pronomi oggetto devono sempre precedere il verbo e non sono mai uniti ad esso; ex: Me lo dia!).
NB: Vi ricordate che l'imperativo combina, o per così dire "prende in prestito" forme dal congiuntivo (gli imperativi di cortesia) e dall’infinito (gli imperativi negativi)?
L'italiano ha una costruzione progressiva, anche chiamata perifrastica o perifrasi progressiva, che si forma combinando il simil-ausiliare stare al presente o all’imperfetto con il gerundio di qualsiasi verbo. La perifrasi progressiva ha il vantaggio di indicare il momento focalizzato con specifica esattezza.
Il gerundio esprime un'azione verbale che è collegata in qualche modo ad un'altra azione. L'esatta interpretazione della relazione tra i due verbi dipende in gran parte dal contesto. Si tratta di una forma non finita del verbo e quindi non varia a seconda di genere e numero.
Il gerundio ha quindi una sola forma: -ando per i verbi del primo gruppo, e -endo per tutti gli altri.
Una forma alternativa della forma progressiva è la perifrasi continua, che si ottiene con il verbo andare:
Questo costrutto indica che l'avvenimento è in corso ed è destinato a progredire ancora. A differenza della perifrasi costruita con il verbo stare, quella formata con il verbo andare può essere formata anche con l'uso dei tempi composti come il passato prossimo:
NB: Come utilizzare i pronomi con il gerundio?
I pronomi vengono solitamente uniti alla fine del verbo al gerundio.
Con la costruzione perifrastica stare + gerundio?
I pronomi clitici possono essere sia anteposti alle forme dell'ausiliare, sia posposti alla forma del gerundio: tuttavia nella pratica, a sto lavandomi si preferisce il più comune mi sto lavando.